
Foto di Juanita Trinidad
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Quel turbinio di città della toscana, quel cambiare casa in continuazione, e gli amici, e la scuola,
e le poche certezze, dovevano aver messo un certo senso d’insicurezza nell’adolescente Mario. Insicurezza
che si aggiungeva all’enorme spada di Damocle psicologica che era il parlare diverso, a causa della
Palatoschisi, quella voce afone, schiacciata, che tante volte non veniva capita. Il ragazzo era
costretto a ripetere più volte, incalzato dai “Come?”, “Cos’hai detto?”
Ma almeno una certezza la raggiunse, infine: lo stabilirsi definitivo della
Famiglia Nigro in quel di Livorno, città, di mare, porto mediceo, crogiuolo di razze, come dice
il Santini, che aggiunge che non a caso il suo piatto d’eccellenza è il cacciucco, un misto di
animali di mare, dai pesci ai molluschi, dai cefalopodi (totani, seppie, polpi) alle cicale e
via discorrendo.
Livorno della tolleranza, Livorno dell’accoglienza, Livorno culla di molte
etnie fuggite dagli angoli ostili del mondo, ebrei, olandesi, perseguitati politici e religiosi
d’ogni tipo.
A Livorno la Famiglia si ferma. Una casa enorme, per accogliere tutti e
quattro i figli, e i parenti in visita, con un orto che restituisce al lavoro pomodori, radicchio,
fichi, nespole e altro, e naturalmente le galline.
Avere un grande orto a disposizione, per una famiglia di sei persone, nel 1929,
anno della Grande Crisi, non è affatto male. In realtà è un vero toccasana per tutti, visto che
l’unico stipendio era quello di professore di matematica al Liceo Classico di Livorno di mio nonno.
Mario ha dodici anni e le prime inquietudini adolescenziali che convoglia presto in precoci attività
creative, prima fra tutte, in ordine di tempo, quella musicale.
Già dall'infanzia prendeva lezioni sia di violino che di pianoforte. La musica, si sa, è matematica.
Matematica e creatività, emozione e tecnica rigorosa, scientifica. La Scienza, la Matematica, la Musica,
saranno elementi che verranno riversati nei dipinti dell’età più matura, un vero patrimonio culturale
che formeranno la sensibilità del giovane Mario e gli daranno una base solidissima su cui contare
quando alle note si sostituiranno forme e colori.
Del resto Livorno è la città di Fattori e di Modigliani da un lato, e di Mascagni da un altro. Oggi
Livorno può con orgoglio dire di essere anche la città adottiva del Maestro Antonio Mario Nigro, uno
dei più greandi astrattisti italiani del Novecento.
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